Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
dall’ultimo orizzonte, il
guardo esclude. Ma sedendo
e mirando, interminati spazi di là
da quella, sovrumani silenzi e
profondissima quiete,
io nel pensiero mi fingo,
ove per poco il cor non si spaura.
E come il vento, odo stormir
tra queste piante, io quell’infinito
silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovviene l’eterno,
e le morti stagioni, e la presente è viva,
e il suon di lei. Cosi’ tra questa immensità
s’annega il pensier mio, e
naufragar m’è dolce in questo mare.
Ho deciso di imparare questo componimento poetico a memoria dell’Ottocento perché mi attrae ed è un componimento che coincide con lo slancio vitale, la tensione che l’uomo ha connaturata in sé verso la felicità.
di Salvatore Sarnataro 3B