Liliana Segre rientra il quel gruppo di ebrei italiani che furono perseguitati e portati nei campi di concentramento e sterminio durante il periodo dell’olocausto. Personalmente non ho letto il suo libro ma ho letto una spiegazione di alcuni estratti. Ella fu deportata nel campo di concentramento e sterminio di Birkenau ad Auschwitz. Doveva essere migliore degli altri il nostro
ventesimo secolo. Non farà più in tempo a dimostrarlo, ha gli anni contati, il passo malfermo, il fiato corto. […] Come vivere? -mi ha scritto qualcuno a cui io intendevo fare la stessa domanda. Da capo, e allo stesso modo di sempre, come si è visto sopra, non ci sono domande più pressanti delle domande ingenue. (Wislawa Szymborska) Il racconto di Liliana Segre parte con la spiegazione della sua vita da bambina normale, amata da tutti, che vive con suo padre e i suoi nonni paterni (essendo sua madre morta poco tempo dopo la sua nascita). In questo libro sono presenti molte memorie del campo stesso: come per esempio il ricordo dei soldati francesi, anche loro catturati, che cercavano di rassicurare i deportati dicendo che la guerra stava per finire e che presto gli americani, come i russi, li sarebbero venuti a salvare; spiega anche i suoi giorni in cui era ancora a casa sua ma aveva molte restrizioni per la sua origine ebraica e doveva chiedere per qualunque cosa volesse fare. Quei giorni prima della deportazione furono orrendi in quanto i suoi compagni di classe, da quando fu costretta a cambiare scuola, la escludevano. Ma la sera del 7dicembre Liliana tentò la fuga verso la Svizzera con suo padre dove furono rimandati di nuovo in Italia. Dopo il tentativo di fuga fallito furono deportati a Birkenau ad Auschwitz. Durante questa prigionia tremenda dove gli ebrei venivano bruciati e subivano torture e privazioni, ella si estraniava pensando alla sua vita precedente che la aiutava a sopravvivere. La cosa che maggiormente l’ha segnata è la mancanza di umanità
che la circondava che aveva talmente modificato il suo carattere facendola diventare insensibile davanti alle sventure delle sue compagne. Lei pesava soltanto alla sua sopravvivenza.
Articolo scritto da CANETTI GIOVANNI, 2BD