La parità di genere rientra nel punto 5 dell’Agenda 2030.
Se guardiamo al nostro Pese, la condizione delle donne in Italia è radicalmente cambiata rispetto al passato, ed è merito di una maggiore partecipazione alla società e alla vita politica, seppure con limiti ancora molto evidenti. La lotta al femminile per arrivare a questi primi risultati è stata lunga, difficile e caratterizzata da secoli di ingiustizie, ostacoli e sacrifici.
Secondo il Global Gender Gap Index, il rapporto pubblicato dal World Economic Forum, per valutare i progressi fatti verso la parità di genere nei settori della politica, dell’economia, dell’istruzione e della salute di 153 paesi, nel 2019 l’Italia si classificava al 76esimo posto.
Infatti è solo verso la fine dell’Ottocento che le donne in Italia cominciarono a vedere riconosciuti alcuni dei basilari diritti umani: quello all’istruzione, ad esempio, ottenuto nel 1874, quando alle donne fu consentito l’accesso ai licei e alle università.
Nel frattempo, nei luoghi in cui la concentrazione di donne era maggiore, come i campi e le fabbriche, nacquero i primi sindacati operai e le organizzazioni di lavoratrici.
Nel 1902 poi fu approvata la legge che vietava a donne e bambini la mansione di minatori e limitava le ore lavorative giornaliere a 12.
Solo recentemente sono state promulgate leggi che tutelano le donne dal femminicidio, dallo stalking e dalla violenza domestica.
In ambito lavorativo, invece, nonostante esistano leggi che prevedono la parità di trattamento tra uomini e donne e la tutela dei diritti in caso di gravidanza, molte donne sono costrette a scegliere tra vita professionale e vita familiare rinunciando ai figli sin dai primissimi mesi di vita con un’eco molto forte sulla crescita e sul rapporto con questi ultimi.
Tuttavia ancora oggi donne e ragazze continuano a subire discriminazioni e violenze in ogni parte del mondo.
Complice di tutto questo è il retaggio di una mentalità patriarcale, che ha visto nel corso della storia le donne “solo” mogli e madri senza percepire la cura e la dedizione nei riguardi della famiglia come un vero e proprio lavoro, un impegno anche educativo, soprattutto ne riguardi dei figli. Tuttavia questo modo di pensare, seppure del tutto anacronistico, ha ancora effetti sulle scene di molte ragazze e lavoratrici che si scontrano con determinate forme di ragionamento.
La parità di genere non è solo un diritto umano fondamentale, ma la condizione necessaria per un mondo prospero, sostenibile e in pace.
Garantire alle donne e alle ragazze parità di accesso all’istruzione, alle cure mediche, a un lavoro dignitoso, così come la rappresentanza nei processi decisionali, politici ed economici, promuoverà economie sostenibili, di cui potranno beneficiare le società e l’umanità intera.
Sara Imparato e Roberta Marra 2BD