Al Napoli Film Festival l’emozione arriva guardando il mondo dal punto di vista dei registi. È ciò che è accaduto martedì scorso presso il cinema Hart in occasione della proiezione di “Non temere” di Marco Calvise. Una storia forte, quella proposta all’interno della categoria SchermoNapoliCorto, vissuta realmente dall’autore che ha voluto raccontare com’è l’esistenza di un ammalato di Alzheimer e di come la patologia sia capace di coinvolgere l’intera famiglia. La vicenda arriva emotivamente al cuore dello spettatore attraverso le immagini percepite dagli occhi di Giuseppe – interpretato da Francesco Carmelutti, recentemente scomparso – che, messo in ginocchio dal “mostro”,vede sottrarsi pian piano tutto: la forza, la memoria, la parola, i ricordi e persino la dignità umana. Venti minuti che fanno commuovere, riflettere, che sorprendono per la coraggiosa scelta dalla colonna sonora di forte impatto lirico.
A riflettori spenti, ancora con un nodo alla gola, Marco Calvise ci racconta come è nato “Non temere”
Il tema della pellicola è molto forte e profondo; come è giunto alla scelta di questo argomento?
“Parte tutto da un’esperienza personale che mi ha toccato da vicino. Mio padre ha sofferto di Alzheimer per circa 15 anni trascinando me e tutta la mia famiglia in un lungo calvario. “Avevo già intrapreso gli studi di cinematografia quando mio padre si è ammalato, quindi per me è divenuto quasi naturale, catartico, dare la testimonianza diretta come figlio e come regista di questa malattia che quasi sempre sottrae la dignità a chi ne soffre”
Quanto tempo ha impiegato per la realizzazione del cortometraggio?
“Ci sono voluti circa sette anni per veder realizzato il mio prodotto. Dalla stesura del copione alla realizzazione e produzione del corto è dunque trascorso moltissimo tempo. Uno dei problemi principali è stato anche quello di poter ottenere fondi sufficienti per la realizzazione del film”
Come ha affrontato la realizzazione di “Non temere”?
“Poiché ero animato da una motivazione personale, ho approfondito anche da un punto di vista medico-scientifico la patologia che affliggeva mio padre. Quanto al rapporto tra ammalato e famiglia, ho messo tutta la mia anima e tutta la mia sofferenza affinché fosse chiaro il messaggio”
A quali registi si ispira maggiormente?
“Amo molto l’estetica di Stanley Kubrick in Shining e David Lynch
Mentre, come regista italiano, credo che Elio Petri sia un grande innovatore dell’arte di fare cinema”.
A quanti anni ha realizzato il suo primo film?
“Ero al liceo, avevo 15 anni quando ho avuto il mio primo approccio con la macchina da presa. Lì mi sono confrontato realmente con il mondo del cinema. Ho potuto lavorare materialmente sulla pellicola percependo tutta l’essenza di quest’arte”
Il nome di un attore e di un regista con il quale vorrebbe lavorare?
“Bella domanda! Non penso mai a queste cose. Come regista ripeto il nome di Elio Petri, da me considerato un grande innovatore. Mentre, come attore, Jack Nicholson. Questo ovviamente è un sogno, giacché penso che per quell’epoca il maestro potrebbe essersi ritirato dal grande schermo.
Giuria Generation +13 NFF
Alessandro Nitti, Antonio Ambrosio , Chiara Denunzio, Daria Dalli, Francesca Cassandro, Francesca Pierno, Lorenza de Magistris, Luigi Andrea Imbimbo, Michele Mastursi, Valeria Gallo, Vladimir Esposito Damiano