Francesca Cassandro 2D
Franco Battiato diceva: “ supererò le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce per non farti invecchiare”. La canticchiavano tanti anni fa i nostri genitori, forse pensando alla più famosa “Teoria della relatività” di Albert Eistein formulata nel 1916.
Oggi quei versi ci sembrano molto concreti e comprensibili grazie agli studi sperimentali applicati nel 2016 da un team di scienziati americani che ha utilizzato un rilevatore, l’Advanced LIGO, capace di misurare le onde gravitazionali causate dalla collisione di due buchi neri.
Ma cos’è un’onda gravitazionale in parole semplici?
Per definizione è una deformazione della curvatura dello spaziotempo che si propaga come un’onda. Un po’ come accade quando gettiamo un sasso in acqua, i cerchi concentrici che si formano attorno al punto d’impatto si estendono, cioè si dilatano, fino ad esaurire la loro energia sparendo.
Possiamo vedere o registrare queste onde?
La visita al padiglione dedicato alle scienze della terra all’interno dell’evento Futuro Remoto in Piazza del Plebiscito, mi ha permesso di poter assistere ad un esperimento di riproduzione delle onde gravitazionali, consentendomi di capire molto di più dell’affascinate teoria di Eistein.
Mi è stato spiegato che le onde gravitazionali sono delle increspature dello spazio-tempo e vengono prodotte quando si verificano eventi catastrofici nell’universo come ad esempio il caso della collisione tra buchi neri.
In Italia sono stati condotti degli studi Virgo dove è stato possibile recepire le onde provenienti da una collisione distante 1,34 miliardi di anni luce.
Come ci accorgiamo che c’è un’onda in atto?
Ciò che proviene a noi si definisce “raggio cosmico”ed è misurabile grazie ad apparecchiature che coprono aree molto estese, anche di svariati chilometri quadrati. I più importanti sono quello di Auger in Argentina (3000 Km2) ed il CTA nelle Canarie e in Cile.
Noi possiamo vederle le onde gravitazionali?
Certo che si!
Nel padiglione di Città della Scienza è stato riprodotto un mini rilevatore di onde. Sotto un quadrato in plexiglass sono stati posti due prisma che a distanze perfettamente uguali, ricevono il fascio di un raggio laser. A questi prisma sono stati aggiunti degli specchi che, una volta raccolta la luce rifratta, la “trasmettono” sovrapposta in un medesimo punto. Noi vediamo un punto luminoso che è quello del laser riflesso ma cosa ancora più affascinante, ne capiamo l’intensità consultando uno spettrografo, cioè un apparecchio capace di registrare le onde elettromagnetiche generate dal laser stesso.
In assenza di particolari sollecitazioni , noi vedremo un grafico costante che riproduce le onde sinusoidali ma, cosa accade se battiamo forte con un pungo sul vetro mentre è in atto l’esperimento? Lo spettrografo registrerà un aumento improvviso e sproporzionato di onde, le stesse che in effetti, si generano quando è in atto una collisione nel Cosmo.