Francesca Cassandro 3D
Ci sono storie che si attaccano addosso senza che tu vada a cercartele. Storie che ti entrano dentro, che ti commuovono, che ti cambiano la vita. Questo è quanto accaduto a me. È domenica, siamo al 19 novembre ed in occasione della prima Giornata mondiale dei poveri istituita da Papa Francesco, la parrocchia che frequento organizza un pranzo per i senzatetto della zona. Il gruppo Caritas ed il gruppo Giovani, di cui faccio parte, si occupano del servizio ai tavoli.
Al centro della chiesa, mons Mario Cinti, parroco del Sacro Cuore al C.so Vittorio Emanuele fa allestire una enorme tavolata per accogliere circa settanta poveri.
Inizia la solenne celebrazione ed i fratelli poveri sono attenti alle parole del parroco durante l’omelia; si parla di loro. Oggi è tutto in loro onore. Al momento della Comunione siamo tutti commossi; Gesù è proprio in mezzo a noi mentre dall’alto del coro, io e l’altra Francesca (per gli amici siamo Francesca al quadrato) intoniamo Pane della vita.
Al termine della Santa messa entrano loro, prendono posto a tavola affamati ma, nonostante ciò, decidono di attendere alcuni fratelli che devono giungere da lontano. Eccoli, suor Michela è andata a prenderli con la macchina. Finalmente si mangia! Iniziamo a servire pasta al forno. Ognuno di loro fa il bis…ce ne vuole per riempire quelle pance vuote. Mi chiama un vecchietto- è li con il figlio- mi chiede se c’è altra mozzarella ed altre patate al forno. Gli porto un altro piatto abbondante, poi gli porgo del pane e mi accorgo che non ha i denti per mangiarlo. Provo tanta tristezza, sto per piangere, ma mi faccio forza e vado avanti. Prendo posto di fronte a loro, mi sorprende la loro allegria, quel modo di accontentarsi del niente.
Sulle panche, quasi nascoste, buste aperte di plastica attendono che i loro proprietari nascondano qualcosa dentro; magari il pasto per la sera. Faccio allora finta di essermi confusa e ricomincio a fare il giro dei dolci e della frutta. Non voglio ferire la loro dignità e così non guardo che fine farà quel cibo.
Qualcuno di loro ha chiesto il mio nome e, per la prima volta, sono stata chiamata signorina Francesca.
Ho capito che per loro il nome è molto importante, forse ancora di più del cibo o di un tetto sulla testa. Ciò che per noi è scontato, per loro è ricchezza. Il pranzo è stato buono ed abbondante, serviamo il caffè ed un pacchettino contenente calzini e cioccolatini…una carezza per le loro vite tormentate.
Ci ringraziano, qualcuno mi da anche un bacio ed io vorrei portarmeli tutti a casa. Se ne vanno ed io mi sento ancora più ricca, mi hanno donato qualcosa che non so spiegare.